Oggi iniziamo ad approfondire l’argomento filler per il ringiovanimento non chirurgico del volto con un prodotto di grandi qualità ma ancora poco conosciuto e vedremo il perché: il policaprolattone.
Il policaprolattone è una molecola totalmente biocompatibile utilizzata in ambito medico per numerosi utilizzi già da molto tempo, ma solo nel 2009 un’azienda olandese di Utrecht (luogo di nascita di Marco Van Basten e Wesley Sneijder) è riuscita a creare un filler con particolarità uniche.
Filler acido jaluronico: diventerà obsoleto allora?
Assolutamente no! Questo ovviamente non vuol dire che l’acido ialuronico sia sorpassato, anzi la sua affidabilità è unica, ma con il policaprolattone abbiamo un nuovo strumento formidabile che bisogna saper utilizzare bene.
Fillers: come sono composti.
Il filler è costituito da microsfere (>50micron) di policaprolattone in gel di carbossimetilcellulosa, una volta iniettato nel sottocute produce un effetto riempitivo come un qualsiasi altro filler un po’ denso ma allora dove sono le sue particolarità?
La prima è data dal fatto che una volta riassorbito il gel di carbossimetilcellulosa le microsfere di policaprolattone costituiscono una specie di rete tridimensionale che viene riabitata da collagene del paziente stesso.
Questo processo crea una vera e propria biostimolazione che migliora l’effetto dei fillers stessi e agisce contrastando i danni dell’invecchiamento, periodo durante il quale diminuisce la normale produzione di collagene e all’atto pratico porta un ulteriore miglioramento dopo circa un mese dall’iniezione.
Filler Policaprolattone: quanto dura?
Il secondo aspetto che caratterizza il policaprolattone è la durata del suo riassorbimento estremamente lunga e modulabile. Per meccanismi troppo noiosi da spiegare in dettaglio le catene di policaprolattone vengono gradualmente spezzettate mantenendo però la loro funzione di volumizzazione finché non diventano talmente piccole da essere degradate completamente senza lasciare nel nostro corpo alcun tipo di scorie. In questo modo abbiamo a disposizione per gli stessi utilizzi formulazioni che durano dai 12 ai 24 mesi.
Qual è il principale utilizzo del policaprolattone?
Come ho già avuto modo di dire in passato il nostro obiettivo non è la caccia indiscriminata alle rughe, non sono loro il problema o almeno non sono il problema principale! Molte volte ho visto persone che per correggere le rughe nasogeniene, quelle dal naso alla bocca, hanno semplicemente riempito al di sotto creando degli orrendi visi gonfi e piatti…prima di tutto bisogna sempre fare un’accurata valutazione del viso nel suo insieme, anche aiutandosi con delle foto ad alta definizione.
Così facendo ci accorgiamo che certe rughe sono date dal cedimento e dallo svuotamento dei tessuti circostanti e quindi basterà ridare sostegno e volume in queste aree per ottenere la correzione delle rughe ed il ripristino di un aspetto fresco e giovanile senza stravolgere i connotati. In questo caso il policaprolattone è fantastico perché oltre a ripristinare i volumi senza gonfiare mantiene il risultato per molti mesi e stimola il collagene della pelle stessa che migliora in qualità.
Filler acido jaluronico o filler policaprolattone?
L’utilizzo del policaprolattone non preclude quello dell’acido jaluronico che anzi è spesso sinergico ed un buon professionista non solo deve saper usare tutti i prodotti ma deve offrire la miglior combinazione possibile.
Qualche giorno fa mentre mostravo la tecnica per la correzione dei segni dell’invecchiamento delle mani ad un gruppo di colleghi utilizzando il policaprolattone specifico per le mani, un prodotto che mi piace molto, non ho potuto fare a meno di ascoltare una discussione sul prezzo del prodotto…il problema era che il policaprolattone costa al medico un bel po’ di più di uno jaluronico medio ed inoltre dura più del doppio…quindi vuol dire che il paziente, nei casi indicati per questo filler, spenderà un 30% in più per avere una durata più che doppia ed un contemporaneo effetto di biostimolazione senza alcun residuo permanente del prodotto?
Beh, penso che si possa correre il rischio di vedere meno spesso un paziente per la stessa cosa se gli offriamo un servizio di qualità superiore…giusto?
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